Tutti gli imprenditori dovrebbero leggere il libro di Niccolò Branca

Niccolò Branca, Presidente della storica Fratelli Branca Distillerie, qualche anno fa ha deciso di mettersi in gioco personalmente raccontando con un libro la sua esperienza, per certi versi molto intima, del percorso spirituale che lo accompagna nella vita da oltre 20 anni. Il libro, edito da Mondadori, si intitola “Per fare un manager ci vuole un fiore – come la meditazione ha cambiato me e l’azienda”.

Niccolò Branca si è messo in gioco parlando di sé ma anche e soprattutto della sua esperienza di imprenditore che potrei definire “illuminato” ma voglio rimanere fuori dagli stereotipi concentrandomi sui messaggi di questo libro che personalmente considero così importante.

Negli Stati Uniti molti sono i manager e gli imprenditori (anche se sempre molto pochi in percentuale) che da tempo hanno compreso che ricercare e trovare dentro di se e di conseguenza agire all’esterno una dimensione più profonda rispetto alla gestione “classica” del business e delle persone, fa bene alle persone ma soprattutto al business.

Invece, in Italia tutto ciò è spesso guardato con sospetto. Oppure, tuttalpiù, accolto come modalità di investimento in ambito welfare aziendale, per la gestione dello stress e il contenimento dei costi legati a salute e turnover. Molto meno per rafforzare capacità ed efficacia dell’imprenditore o della sua squadra di management e quindi per il successo del business.

E’ per questo che Niccolò Branca è coraggioso, perché ha trasceso gli stereotipi e ha dedicato una parte del suo prezioso tempo a raccontare la sua esperienza. Naturalmente non parla direttamente della meditazione, ma piuttosto dei cambiamenti che questa ha portato nel suo modo di essere e fare management e di come tutto ciò si sia trasformato in scelte strategiche vincenti.

“Per fare un manager ci vuole un fiore – come la meditazione ha cambiato me e l’azienda”.

Autobiografia e manuale, il libro ci accompagna lungo le vicissitudini personali (l’allontanamento dall’azienda di famiglia e il ritorno nel 1999, il percorso spirituale, la salute), quelle aziendali (il default argentino del 2001 e il salvataggio della filiale grazie a un coraggioso seppur impopolare trasferimento di fondi e al lancio di una sottomarca; la diversificazione nell’immobiliare in America, la rinascita creativa di una storica azienda agricola in Argentina, la distribuzione del rischio sull’internazionale in seguito alla crisi del 2008…), e soprattutto preziosi insegnamenti.

Con semplicità, passione e profondità ci racconta il valore della coerenza con il “sogno” originario, il coraggio del cambiamento (“a volte, per conservare la tradizione, è necessario che tutto cambi”), l’“elevarsi per trovare le soluzioni”, l’auto responsabilità, il saper accogliere le sfide senza dare spazio alla lamentela, il riconoscimento reciproco della differenza fra i ruoli di manager (“dirigere”) e imprenditore (“condurre”), il saper mantenere la mente aperta accettando di cambiare opinione, la gestione delle persone rivolgendosi alla loro parte migliore, per citare solo alcuni dei temi.

E alla fine della lettura, la definizione di “imprenditore illuminato” non è più uno stereotipo ma “un invito a unire definitivamente mondi finora separati: lo spirito e la materia, la cultura orientale e quella occidentale, la dimensione dell’essere e quella del fare”.

La sua testimonianza ha un valore inestimabile anche per l’unicità nel panorama imprenditoriale italiano, consiglio di cuore di leggerla a chiunque faccia impresa. Il mondo è cambiato e credo fermamente che prima o poi tutti gli imprenditori, naturalmente ognuno a modo suo, dovranno seguire il cammino suggerito da Niccolò Branca… molto meglio iniziare fin d’ora!

Niccolò Branca ha anche un blog dove generosamente condivide pensieri e idee su quella che lui definisce economia della consapevolezza (www.niccolobranca.it)

Alessia Tanzi