Qual è la scienza che sta dietro lo yoga? Perché praticandolo, stiamo effettivamente meglio?
In Occidente, la nostra comunità medica si sta sempre di più interessando al tema.
C’è qualcosa di potente che necessita di essere investigato: questo è ciò che la nostra cultura scientifica ritiene in merito allo yoga come coadiuvante nella terapia medica (vengono pubblicati sempre più studi, ad opera di prestigiose riviste di settore).
Il biologo cellulare statunitense Bruce Lipton, Sat Bir Khalsa, assistant professor ad Harvard, lo psicologo Michael de Mannicor, direttore dello Yoga Institute, sono solo alcuni dei membri della comunità scientifica internazionale che portano testimonianza in un recente video.
Il Dr. Herbert Benson e il suo allievo John Denninger sono tra i più illustri pionieri negli studi sui potenti effetti fisiologici della meditazione, che il Dott. Benson ha battezzato “Relaxation Response“. Il Dr. Dharma Singh in collaborazione diverse Università statunitensi da 20 anni studia il legame fra meditazione, memoria e cervello. Il Dr. Franco Berrino approfondisce questi studi in Italia e ha mostrato come certe meditazioni di Kundalini Yoga inibiscono i geni dell’infiammazione mentre attivano quelli che rinforzano il sistema immunitario. La premio Nobel Dott.ssa Elisabeth Blackburn ha dimostrato come la stessa meditazione stimola la telomerasi, l’enzima del ringiovanimento.
Vuoi provare anche tu? Ecco la meditazione Kirtan Kriya.
Yoga: tecniche per il benessere di tutti
Il fulcro dello yoga riguarda il controllo del respiro. L’importanza cruciale di questo aspetto è forse più chiara agli sportivi: non vai molto lontano, in qualsiasi sport, se non sai controllare il tuo respiro.
Ma controllare il respiro può aiutarci in qualsiasi aspetto della vita: in un attacco di panico, negli stati depressivi e nella generale risposta a situazioni stressanti.
A tal proposito, ti invito a leggere questa mia intervista per Yoga Journal, dove si parla dell’ “apnea da mail”, molto comune in ambiente lavorativo.
La pratica dello yoga è perfetta per organizzazioni di qualsiasi tipo, in particolare il Kundalini, il più studiato dagli scienziati per i suoi effetti rapidi e profondi sul sistema nervoso ed endocrino.
Non occorre essere flessibili per partecipare a una seduta di yoga, questo è uno dei principali stereotipi che si sono diffusi qui in Occidente. Giornali di settore che ritraggono fotomodelle in pose spesso impossibili hanno alimentato l’idea che per fare yoga si debba già essere in forma.
In realtà, lo yoga è adatto a qualsiasi corpo (più o meno giovane) e ogni problema ha una possibile soluzione. Ogni squilibrio può essere recuperato se solo permettiamo al nostro corpo di farlo. Questo è uno dei benefici principali: riattivare il naturale talento dell’autoguarigione.
La pratica dello yoga non è difficile, è forse la società in cui viviamo che lo è: frammentata, caotica e per certi aspetti incomprensibile.
Essere veramente connessi
La tecnologia ha accorciato le distanze, ci ha reso tutti più connessi. Ma il tipo di connessione a cui porta lo yoga (che in sanscrito vuol dire proprio unione) è più profonda: liberando la mente e il corpo, impariamo ad osservare il mondo intorno a noi, le connessioni che lo governano. E saper osservare è una delle caratteristiche fondamentali in un leader.
Perché collegare le conoscenze è sinonimo di intelligenza: ci aiuta a dare loro un significato.
È anche in questo senso che lo yoga e la meditazione vanno intese: strumenti molto potenti che ci aiutano a comprendere noi e la nostra realtà e ci permettono di esplorarla, apprezzarla per viverla al meglio.
Alessia Tanzi – Giacomo Ciampoli
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